Il Dono

Perché i pellegrini si trascinano a migliaia su per le pietraie delle catene montuose? Perché certi nudi, altri coperti sino agli occhi, taluni rasati o invece i lunghi capelli e le barbe dentro grandi turbanti?  Chi abita i corpi rigati di sangue, chi le membra serrate dalle cinghie, coperte di cenere, adorne di ossa, piumaggi e impianti uncinati? Chi c’è sotto la pelle dipinta di segni intricati o tatuata col fuoco? Chi c’è dietro la maschera, chi dietro al velo? 
Dinanzi ai cicli della Natura, la volta del Cosmo, il passato ancestrale, il futuro intangibile, le dimensioni, le distanze, le proporzioni delle cose, un medesimo fremito interseca un labirinto di percorsi dispiegando la trama dei gesti che codificano lo spazio-tempo rituale. Nella sua qualità transitiva, dono,come il termine ospite, incarna una convergenza di significati indissolubili e opposti: offrire, ricevere; immolare, ringraziare e ancora prendere e rendere. Ma nel suo senso più arcano dono è ciò che allaccia i contrari: nei pittogrammi Sumeri del IV millennio a.C. il termine khadra è una X al centro di un cerchio: «ciò che è dentro», «ciò che è in fondo al cuore». L’eco di una sola risonanza trapassa le contraddizioni e le intreccia in una catena di corrispondenze, allora qual è il cardine sul quale tutti i rituali s’impigliano attorno al mistero dell’evidenza corporea nel suo valico terreno? 
Il Dono è la vita, è il respiro che l’attraversa – e anima – ciò che inspiriamo ed espiriamo di quello Spirito che, diciamo, “si rende” quando si spira.

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Il dono · 2000/2009 · Giorgia Fiorio
Lungo le strade del mistero · Gabriel Bauret
La donna del dono · Daniele Del Giudice
Il dono · Carlo Ossola

Uomini

A vent’anni ciò che chiama è la memoria cieca di cose mai viste; voglio vedere, voglio guardare tutto ciò che è impossibile da avvicinare. La realtà sommersa di uomini nascosti in comunità chiuse, comunità umane legate da vincoli di fratellanza e codici d’onore. Comunità impenetrabili, poiché il confronto estremo con la vita, come quello con la morte, è solitario e nascosto. Comunità maschili soltanto poiché la donna, che della vita racchiude il mistero, è il primo anello della catena umana. Figure di ciò che è Degli Uomini,soltanto alcuni uomini. Figure tra loro diverse e indissolubili dall’”immaginario di un “ideale” del maschio occidentale che appartiene a un passato recente. Figure invisibili alla superficie quotidiana del presente: pugilatori americani; minatori di carbone; legionari della Legione Straniera; Matador de Toros della Spagna immemoriale; uomini – vigili – del fuoco;  marinai, pescatori e naviganti d’ogni porto, uomini di Mare. Degli Uomini interroga la figura incarnata dal mistero indicibile che muove la fiamma di ogni destino umano dinanzi alla sua efemerità.

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FIGURÆ: NOTA DELL’AUTORE · Giorgia Fiorio
FIGURÆ · Régis Débray
Le figure della fotografia* · Gabriel Bauret

Ri-tratti

Non so le parole, non so il come di dove cominci quello sconfinarsi nel riquadro del mirino; il margine, ben netto, rimane pur sempre intatto, trentasei centimetri-quadri, nel visore. Dodici scatti, tre volte, quattro, massimo cinque. Ogni scatto la visione va “a nero” sino a quando la presenza speculare, rovesciata dallo specchio si dilata e d’improvviso è tutta fuori dal margine di quanto “si vede” e assieme racchiusa in una intenzione. E assieme si guarda e assieme si attraversa la zona dell’aria sospesa tra quello sguardo e quello che lo guarda. Qui, e a differenza dello specchio della pupilla che avvolge e restituisce a chi guarda il suo sguardo riflesso, il mio soggetto per vedersi deve guardare dentro di sé, già che i miei occhi sono ora celati dietro alla nera camera della macchina. 
È un instante. Passa e rimane e si è già visto troppo.

 

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