HUMANUM

Forma tangible dell’invisibile, inalterabile nella sua misura, la statua è mossa da un’incessante metamorfosi che non partecipa della definizione del suo volume, se posso supporne l’apparenza «diversamente rilevata1» in un fotografia, una superficie piana per definizione. Dal 2010 il progetto  Humanum riconsidera l’archetipo statuario della figurazione umana nella percezione del nostro tempo. Attraverso insiemi polittici composti da diverse figure da una medesima testa scolpita, in un processo di trasfigurazione luminosa la mìmesis fotografica qui non replica l’archetipo statuario nel suo inalienabile statuto archeologico, porta alla luce quel «c’è2» che la visone contiene. I polittici di Humanum non ritraggono qualcosa o qualcuno, interrogano ciò che «è» soltanto ed è unico e diverso per ognuno che contempla il trasfigurarsi della figura umana nel corpo scolpito.

Accanto al tempio, al capolavoro, al belvedere, accanto a tutto ciò che iscrive nel mondo la presenza di una permanenza, «c’ero» è il verbo che de-nomina l’esperienza della presenza vivente e getta la sua immagine a un “imperfetto” attuale. Senz’ombra, senz’orma, senza intangibili testimoni con cui “condividere” la traccia di un’immagine, esserci oggi non ci sembra più reale. In un inverso paradigma, quando la storia umana non ha immagine il riconoscimento che ciò che vive, vive di là dell’esistenza terrena e della sua manifestazione visibile, iscrive nella pietra la presenza invisibile di una la forma archetipa che trascenda  il margine  dei corpi viventi e l’efemerità del tempo umano.

Nominati Parádeigma, i polittici schiudono la metamorfosi dell’aspetto di un medesimo soggetto statuario nella variazione della luce. Come il paradigma verbale si declina ogni tempo in cui lo intendo, l’archetipo è l’esemplare originario (arché) di un numero infinito di figure (týpoi); nessuna figura è uguale ad altra figura, tutte sono identica parte-unica di un’indivisa identità invisible, la stessa identità del passo che in ogni passo stampa al suolo un’impronta diversa. Accusativo e nominativo il termine humanum convoca un vincolo riflesso tra il soggetto scolpito e il soggetto che lo contempla dove l’oggetto della contemplazione si traspone di contino.

Parigi nel 2018, ospite della Cattedra Europea di Victor Stoichita. Per questo progetto Fiorio ha collaborato con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, la Scuola Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa a cui è affiliata dal 2016 e ha lavorato sinora presso il National Archaeological Museum di Atene; l’Acropolis Museum di Atene; il Museo del Louvre di Parigi; l’Iraq Museum di Baghdad; il Kunsthistorisches Museum di Vienna; il National Archaeological Museum di Cipro a Nicosia; l’Egyptian Museum del Cairo; la Reale Commissione di Al-Ula presso il King Saud Museum di Riyadh e il Jordan Museum di Amman e la Collezione Al Thani di Parigi. 

 1 H. Bergson, La vie et l’œuvre de Ravaisson, in La Pensée et le Mouvant, Paris, Felix Alcan, 1934, pp. 264-265. 

 2 M. Merleau-Ponty, L’Œil et l’Ésprit, Gallimard, Paris, 1964, pp. 12-13; 54 e 56.